Auditorium di San Francesco della grandi occasioni per l’evento conclusivo (o quasi) della campagna elettorale di Donatella Tesei. Appuntamento alle 17, ma già un’ora prima i sostenitori e i candidati hanno iniziato a occupare i posti e sventolare le bandiere dei partiti della coalizione. I leader del centrodestra, che in queste settimane non hanno mancato di farsi vedere dal piccolo al grande centro della regione, il ministro Salvini è stato a visitare Polino, primo ministro della storia della Repubblica italiana, “e ho capito anche perché”, ci sono tutti: Maurizio Lupi, il primo ad arrivare, poi Salvini, Bandecchi in maniche di camicia nonostante la giornata inclemente, Tajani e poi la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che entra in auto. Ad aprire le danze, ovviamente, la presidente dell’Umbria che vuole proseguire quel cambiamento che, dice, ha iniziato cinque anni quando ha preso in mano una Regione ai minimi termini: ”Noi siamo quelli del fare e ci mettiamo la faccia”. Cinque anni fa l’Umbria era la regione con la sanità commissariata e l’aeroporto che era in bilico sul fallimento. Perché, “è arrivata, trapassata, l’ora di dire di far capire a tutti che se c’è qualcuno che ha distrutto la sanità umbra sono quei 50 anni prima di noi”.”Cinque anni fa – ha ricordato Tesei – abbiamo scritto una bella pagina per questa regione e ho avuto il consenso perché l’Umbria aveva bisogno di cambiare. Era ferma, in ginocchio, colpita al cuore da vicende che hanno mostrato in tutta la sua importanza un sistema che noi volevamo cambiare e abbiamo cambiato. C’erano le macerie del terremoto del 2016 perché non si era cominciata per niente la ricostruzione mentre oggi ha visto una accelerazione straordinaria”.
E ancora la sanità nelle parole della presidente, con riferimento alla manifestazione a cui la candidata del centrosinistrsa, Stefania Proietti, ha preso parte davanti all’ospedale di Pantalla. “Quando si va a urlare sotto agli ospedali che sono luoghi di cura e dove c’è la sofferenza significa non avere rispetto per nessuno, nemmeno per chi lavora in sanità e i quali hanno detto di voler portare solidarietà. Chi parla di buona politica parla dei suoi progetti e non strappa i programmi elettorali degli avversari. La nostra sanità regionale è per il 98 per cento pubblica”. Sanità e ancora sanità, ha sottolineato ancora, al centro dell’impegno per il prossimo, eventuale, mandato. Quindi, l’altro tema caro alla presidente uscente, quello dell’economia. “Abbiamo visto un rilancio straordinario della regione e l’abbiamo vista correre. Un rilancio straordinario. Perché se non c’è l’economia non c’è futuro per i nostri giovani”. Ha poi ricordato la legge sulla famiglia “che con 30 milioni di euro stabili, cose vere e concrete”. Quindi, le infrastrutture, altro cavallo di battaglia, un comparto, ha ricordato che per 20, 30 anni è rimasto, di fatto, bloccato. “Oggi abbiamo cantieri aperti e la regione sta uscendo dall’isolamento al quale l’ha condannata la sinistra che oggi continua a dire no a tutto. Se il progetto per l’Umbria è andare sulle mulattiere con il somaro noi non ci stiamo”. Infrastrutture e quindi trasporto: ”L’aeroporto è il secondo per crescita in Europa nel 2023 e puntiamo a un milione di passeggeri nel giro di un paio d’anni”. Aeroporto che era al bivio: fallire o rilanciare. Con numeri in crescita che anche il ministro dei Trasporti, Salvini, non ha potuto non sottolineare, quando viene acclamato sul palco, penultimo a intervenire, con cori di giovani sostenitori. Da Antonio Tajani un ripetuto elogio per Andrea Romizi, “non solo perché è il nostro capolista, non solo perché è stato un grandissimo sindaco di Perugia, il migliore della storia della città”, ma anche per le sue doti in un’ottica di governo regionale e chissà se oltre. In musica, come si deve a una festa, si chiude l’evento. Selfie e abbracci d’ordinanza, poi la pattuglia ministeriale si defila. Ma non tutti tornano a Roma, ancora impegni in Umbria per Salvini e Tajani. Perché c’è l’ultimo miglio da percorrere, l’ultimo portone a cui bussare, l’ultimo indeciso da convincere. E finché c’è tempo a disposizione, dai generali ai “soldati”, non ci si risparmia.
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