Di seguito, la sintesi in diversi punti del discorso del Presidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma, all’assemblea pubblica di Confindustria Basilicata 2024 sul tema “Coesione, competitività e nuovi assetti istituzionali per lo sviluppo del Mezzogiorno”.
Analisi di contesto
In uno scenario complessiva di riduzione della crescita, il Mezzogiorno pare accelerare il passo, mentre la Basilicata rivela indizi di rallentamento. Mai come in questo particolare momento storico, questione meridionale e unità nazionale sono chiamate a coincidere. Ci sono due questioni cruciali per la nostra società e la sua economia che impongono al Mezzogiorno un cambiamento radicale di strategia e di posizionamento: Autonomia differenziata e Zes Unica.
Autonomia Differenziata:
La società italiana non è e non può diventare la sommatoria geografica di due parti con problemi diversi e alla ricerca di soluzioni distinte. Il libero e pieno dispiegamento delle autonomie esige di essere declinato dentro un quadro chiaro di prerogative statuali che garantiscano a Nord e Sud paritarie posizioni di partenza. L’effettiva garanzia su tutto il territorio nazionale dei livelli essenziali delle prestazioni, LEP, concernenti i diritti civili e sociali, deve costituire la premessa per l’applicazione dei principi del Titolo V della Costituzione. Per essere realizzata, necessita di risorse adeguate a sostenere le amministrazioni che debbono colmare divari nella erogazione delle prestazioni.
Tuttavia, non è ancora avvenuta la stima dei fabbisogni e dei costi standard. Così come è rimasto incompiuto il censimento delle necessità infrastrutturali, fondamentale per superare le disparità tre le diverse aree del Paese. Siamo perplessi, poi, sull’ampiezza delle materie che possono costituire oggetto dell’autonomia differenziata: ambiente, infrastrutture energetiche e di trasporto, commercio con l’estero. Si tratta di materie decisive per la competitività e lo sviluppo del Paese e che avrebbero bisogno di una gestione unitaria, in alcuni casi addirittura europea. Affrontata e risolta la questione della parità dei punti di partenza fra settentrione e meridione, il pieno svolgimento delle autonomie dovrà realizzarsi dentro il rigore di un “nuovo regionalismo” che esige qualità delle nostre classi dirigenti ed efficace funzionamento delle Amministrazioni.
Zes Unica
Seppur condividendo il principio che ispira la Zes Unica e che richiama la filosofia che ha storicamente informato le politiche per il Mezzogiorno, chiediamo maggiori certezze su risorse e orizzonte temporale a sostegno degli investimenti produttivi privati. Soprattutto, riteniamo necessari strumenti atti a garantire che gli investimenti più significativi non si concentrino, come sta accadendo, solo nelle aree industriali già consolidate a prezzo della desertificazione delle altre aree e contesti, magari ben predisposti ma considerati periferici. Confidiamo che si trovi il modo di orientare la politica di investimento distribuendo le cosiddette “autorizzazioni uniche” così da valorizzare tutte le specificità e le risorse ambientali e territoriali di cui il Sud dispone. La Basilicata fra queste. La nostra regione non parte da una posizione di vantaggio anche a causa dell’ingiusta penalizzazione dovuta all’inferiore intensità agevolativa prevista per la Basilicata dalla Carta degli aiuti di stato a finalità regionale. La nostra aspettativa è che si corregga questa intollerabile assurdità.
Riteniamo inoltre che il Bonus Zes non sia sufficiente ad alleviare i riflessi negativi che derivano dalla scadenza al 31 dicembre 2024 dell’agevolazione Decontribuzione Sud, strumento concreto di perequazione che va reso stabile. Riteniamo, poi, fondamentale portare avanti il progetto di istituzione della Zona Franca Doganale di Ferrandina.
Infrastrutture
Siamo immersi in una condizione premoderna, non intendiamo vivere in un museo antropologico ma in un centro vitale di relazioni e di scambi. Il nostro isolamento è figlio di una regola da rovesciare, chiamando Ferrovie ed Anas ad accompagnarci nella contemporaneità con maggiore responsabilità.
Inaccettabili i ritardi nell’esecuzione di tutte le opere gestite da ANAS, preoccupante il segnale di un possibile slittamento dei tempi di conclusione dei lavori del collegamento ferroviario Matera Ferrandina. Auspichiamo che l’attuazione della Salerno-Potenza-Bari su gomma – il cui progetto è oggi al MASE per la valutazione d’impatto ambientale – venga affidata a un commissario straordinario per vederne finalmente la realizzazione. Con le FAL – il paradosso della più costosa infrastruttura che operi in Basilicata- va avviata subito una verifica del rapporto fra spesa e utilità sociale. Siamo tuttora in attesa che si decida in ordine al finanziamento dell’itinerario “Murgia – Pollino”, asse trasversale che avrebbe un effetto propulsivo e liberatorio sulla Basilicata interna. Servirebbe più in generale una ricognizione puntuale di tutti i fattori di debolezza che rendono precarie mobilità e relazioni intra ed extra regionali. E su questo vogliamo riconoscere l’impegno ed un reale cambio di passo del Dipartimento delle Infrastrutture della Regione Basilicata.
Formazione
Paghiamo il prezzo di politiche formative dal respiro troppo corto. Anche in Basilicata viviamo nell’assurdo paradosso per il quale manca il lavoro ma mancano anche i lavoratori. Continuiamo a perseverare nell’errore se, dopo anni, non siamo ancora riusciti ad ampliare l’offerta degli ITS, vanificando uno degli strumenti più efficaci dal punto di vista occupazionale. Anche l’Università di Basilicata ha conservato nel tempo una relativa distanza dall’universo civile e produttivo della Regione. Le responsabilità non possono, ovviamente, essere addossate solo all’Università ma chiamano in causa anche le imprese e le istituzioni ed una rapida e decisa inversione di rotta si impone. Le inedite sfide che le tre transizioni – demografica, digitale ed ecologica – pongono all’economia e alla nostra società potranno essere superate solo con un attivo contributo delle giovani generazioni e delle donne, vero potenziale ancora inespresso.
Politiche industriali
Dobbiamo aprire una grande “vertenza Basilicata”. Sono necessarie opportune iniziative di politica industriale – da realizzare in virtuoso accordo tra la Regione Basilicata e il governo nazionale – finalizzate a far atterrare in Basilicata investimenti esogeni di dimensione significativa, focalizzati sui principali driver di attività industriale all’interno dello sfidante percorso delle transizioni.
Uno dei tanti settori potrebbe essere il settore dell’Aerospazio che in Basilicata vanta già eccellenze nel settore dell’osservazione della Terra. Da regione estrattiva dobbiamo ancora compiere il salto decisivo nella modernità tecnologica e delle comunicazioni, entrare dentro la grande “rete” che “include”, che promuove la partecipazione alle filiere produttive nazionali ed europee, e sollecita la percezione dei cambiamenti in tempo reale. Molto bene si è fatto, a esempio, con il recente provvedimento del dipartimento Ambiente e della Giunta regionale che va nella direzione di semplificare i procedimenti autorizzativi (PAUR) per impianti di fonti rinnovabili. Siamo, invece, preoccupati per la riduzione di risorse prevista dal Ddl Bilancio per i contratti di sviluppo, di cui auspichiamo il ripristino della dotazione e una forte accelerazione istruttoria.
Abbiamo a disposizione ingenti risorse, probabilmente come mai in passato, che derivano dai Fondi Europei e da quelli nazionali. È assolutamente prioritario accelerare l’attuazione della spesa che attualmente procede a rilento. Si parta da un reale e percepito miglioramento dei livelli di capacità amministrativa. Bisogna procedere con urgenza alla pubblicazione degli Avvisi Pubblici destinati alle imprese riservando maggiori somme a favore delle sovvenzioni rispetto agli strumenti finanziari. Se “impresa motore di sviluppo” non è solo uno slogan, diamone prova una volta per tutte. Solo un sistema realmente competitivo e un tessuto produttivo sano possono evitare che le fragilità si trasformino in fratture. Emblematica è l’emergenza idrica che stiamo sperimentando in questi ultimi mesi. Ciò che serve alla nostra regione e al Mezzogiorno intero sono spazi di produzione economica capaci di esprimere lavoro e occupazione. Come il progetto produttivo “Zes della Cultura di Matera”, che mira a promuovere l’insediamento in loco di fabbriche della conoscenza.
Bisogna dotarsi di una “vera politica industriale” e di centri di ricerca applicati alle nuove energie e tecnologie. Occorre promuovere produzioni in settori avanzati e al contempo tutelare quel patrimonio che deriva dai processi iscritti nella storia del nostro paesaggio industriale.
Stellantis
È necessario un gioco di squadra che coinvolga tutto il Governo e che, con un lavoro corale condotto a livello europeo, porti all’affermazione del principio della neutralità tecnologica. Non è tollerabile che l’evoluzione tecnologica sia imposta per decreto, si rinnovi la richiesta alla Commissione Europea di anticipare al 2025 la clausola di revisione dello stop alla vendita di auto endotermiche previsto nel 2035. E’ assolutamente auspicabile contenere gli annunciati interventi di ridimensionamento del Fondo Automotive. Mentre Stellantis dimezza la capacità produttiva di Melfi e di tutto l’indotto lucano di componentistica, realizza il raddoppio dello stabilimento di Kenitra in Marocco. In nome di fattori quali la produttività, i costi energetici, del lavoro e di logistica che determinerebbero un differenziale di competitività in parte reale, ma in parte anche conseguenza di economie di scala non ottenibili con bassi volumi di produzione. Il paradigma che subordina la piena operatività degli stabilimenti alla disponibilità di ulteriori incentivi pubblici è inaccettabile. Occorre una nuova strategia di rilancio dell’insediamento industriale di San Nicola di Melfi, facendo anche leva sulla qualità delle relazioni industriali che storicamente vantiamo con le forze sindacali. Va compiuto ogni tentativo anche per l’approdo di un nuovo produttore di auto. Va ampliato il fondo destinato all’area di crisi complessa. Con forza chiediamo l’esonero del contributo addizionale sugli ammortizzatori sociali a carico delle aziende, con l’aumento dell’integrazione salariale dall’80% al 100% per tutte le imprese che rientrano nel comparto Automotive di San Nicola di Melfi. Più complessivamente quella da giocare nei prossimi mesi non può essere solo una partita in difesa. Abbiamo sinceramente apprezzato lo sforzo compiuto per semplificare e velocizzare l’iter autorizzativo per la realizzazione dell’impianto a biometano per la riduzione dei costi energetici dello stabilimento Stellantis, i cui benefici vanno però estesi anche alle imprese dell’indotto.
Conclusioni
Il futuro economico e sociale del Mezzogiorno e della Basilicata non è scritto. È una pagina aperta su cui possiamo imprimere nuove storie di crescita, inclusione e sostenibilità. Con una visione strategica e il coraggio di investire nelle risorse del territorio, sul suo patrimonio culturale e umano, nell’innovazione tecnologica indispensabile per una nuova stagione di industrializzazione pesante e pensante, valorizzando anche le aree interne e rurali, possiamo trasformare le sfide in opportunità e creare una Basilicata, un Mezzogiorno che, pur mantenendo le proprie radici, possano guardare lontano. È interesse di tutti partecipare, condividere, dissentire. Il rispetto verso le istituzioni nasce dal confronto non dalla distanza. In ciò, è assai utile la postura pragmatica del dipartimento Attività produttive regionale. Dobbiamo avere il coraggio di semplificare la piena integrazione di cittadini extracomunitari affinché diventino cittadini e lavoratori italiani e lucani. Il Piano Mattei del Governo ci fa ben sperare. Sta a noi tutti cogliere il potenziale di questa terra e costruire un domani in cui prosperità economica, benessere sociale e sostenibilità si intreccino in un equilibrio durevole e condiviso.
La relazione integrale del Presidente di Confindustria Basilicata, Francesco Somma
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