La presentazione del Rapporto FondItalia 2024, che dal 2010, ha erogato oltre 107 milioni nella formazione dei lavoratori. La vicepresidente della Regione Angelilli: «Al sistema produttivo serve l’aggiornamento delle competenze»
«La formazione e l’aggiornamento delle competenze sono la priorità, perché le imprese e i lavoratori hanno bisogno di una formazione continua, che sia super aggiornata e che si allinei a quelle che sono le esigenze del mercato. Faccio un esempio, nel Lazio ci sono quasi 600 mila imprese, ma mancano all’appello circa mezzo milione di figure professionali. Alcune di queste non sono proprio disponibili o sono carenti, altre invece necessitano di un aggiornamento che non è sempre disponibile. Quindi un sistema produttivo per essere e per rimanere competitivo ha bisogno della ricerca, dell’innovazione, ma soprattutto della formazione, dell’aggiornamento delle competenze. Il modo migliore è mettere a sistema tutti gli attori protagonisti: dalle istituzioni, come il ministero competente, le regioni che svolgono un ruolo fondamentale, in quanto utilizzano i fondi comunitari e tutti gli altri soggetti compresi i fondi professionali. Una sinergia pubblico-privato che può dare grandissimi frutti in termini di tempestività, di efficienza e di qualità dell’offerta formativa». Lo ha detto Roberta Angelilli, vicepresidente della Regione Lazio e assessore allo Sviluppo economico, che è intervenuta al convegno FondItalia sulle «politiche a sostegno dell’economia» che si è svolto al Maxxi.
Le norme e i progetti
Il Fondo Formazione Italia (in sigla FondItalia) – Fondo Paritetico Interprofessionale Nazionale per la Formazione Continua – è un organismo di natura associativa promosso dalla Confederazione datoriale FederTerziario – Federazione Italiana del Terziario, dei Servizi, del Lavoro Autonomo e della Piccola Impresa Industriale, Commerciale ed Artigiana – e dalla Confederazione Sindacale UGL – Unione Generale del Lavoro – attraverso uno specifico Accordo Interconfederale che riguarda tutti i settori economici, compreso quello dell’agricoltura.
Oggi i Fondi rappresentano oltre 9,5 milioni di lavoratori e 740 mila imprese. «I flussi finanziari garantiti dai Fondi professionali, annualmente, sono 400 milioni contro i 140 milioni di tutto il Fondo Sociale Europeo delle regioni che si rivolgono, mediamente, a circa un milione di lavoratori ogni anno -ha sottolineato Egidio Sangue, direttore di FondItalia– Abbiamo una struttura consolidata nel tempo che ha garantito risultati consentiti da una legislazione che non esiste minimamente in quanto i Fondi professionali, oltre alla norma istitutiva, sono stati di volta in volta regolamentati da circolari e da pareri a prescindere da una normativa univoca e chiara».
«Senza formazione anche l’artigianato è a rischio»
Eppure il bisogno formativo è particolarmente avvertito sia da parte delle aziende che dei lavoratori. Nel Lazio, ad esempio, il 48,2% delle imprese ha svolto o intende svolgere formazione a conferma della necessità di investire in un ambito essenziale. «Mai come oggi, la formazione professionale è un’emergenza perché ci troviamo di fronte a un mondo in continua evoluzione. La transizione energetica, l’innovazione, la digitalizzazione, la ricerca – prosegue Roberta Angelilli -non sono una questione che riguarda poche imprese, o aree territoriali specifiche, ma riguarda tutti, nessuno escluso. Pensiamo all’artigianato. Qualcuno può pensare che l’artigianato sia fuori dalla necessità delle competenze, dell’innovazione, perché magari è artigianato tradizionale, addirittura artistico. Assolutamente no. Nella nostra regione, se non si garantisce un passaggio di competenze per un settore che rappresenta il 16% delle attività produttive, il rischio di chiusura delle attività sarà molto alto. Parliamo di microimprese che stanno lavorando bene, che hanno resistito durante il Covid e che sono assolutamente performanti, ma senza un passaggio di competenze adeguato il rischio di chiusura è molto elevato».
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